La definizione dello stato di attività delle frane dei dissesti di natura geomorfologica è il criterio di riferimento per stabilire la classe di pericolosità per questa tipologia di fenomeni; pertanto è particolarmente importante esplicitare tutti i criteri che concorrono a discriminare lo stato attivo da quello inattivo (potenzialmente instabile o stabilizzato).

In armonia con la pratica operativa applicata nella redazione e nell’aggiornamento del PAI, si assume come attivi i fenomeni in atto o temporalmente “ricorrenti” che presentano un evoluzione su una scala indicativa massima di 30 anni.  Secondo specifici metodi operativi vengono definiti attivi:

le forme che hanno mostrato chiare evidenze di attività negli ultimi 30 anni;

i fenomeni effettivamente registrati entro 30 anni, anche se nell’attuale si presentano completamente inattivi o obliterati  (tipicamente nel caso di lavorazioni agricole o trasformazioni urbanistiche ) con l’eccezione delle forme completamente smantellate da processi antropici (ad esempio cave attive, discariche, aree intensamente urbanizzate) o che hanno raggiunto condizioni di sicurezza effettive in seguito a lavori di consolidamento;

le forme che mostrano fasi attive ricorrenti o prolungate nelle fonti documentali disponibili (che per tutto il bacino partono dal volo GAI del 1954) e che negli ultimi 10-15 anni forniscono indicazione di attività secondo i criteri indicati sopra;

le forme per cui è calcolato, nelle condizioni più gravose, un deficit di resistenza ovvero una prevalenza delle forze agenti sulle forze resistenti.

I fenomeni attivi determinano la classe di pericolosità molto elevata (PF4 o PFME) del PAI e l’analoga classe P4 del Progetto di Piano PAI “dissesti geomorfologici”.

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Sono rilevate come  inattive potenzialmente instabili le forme che negli ultimi 30 anni forniscono univoche indicazioni di inattività e che tuttavia hanno possibilità di riattivarsi nell’attuale condizione morfologica e climatica. Dovrà pertanto essere valutato caso per caso, in base alle evidenze degli ultimi 30 anni e allo stato geomorfologico attuale, lo stato di attività di frane per cui sono documentata nel tempo fasi attive e ricorrenti. Sono riconducibili a questo stato di attività le forme per cui è calcolato, nelle condizioni più gravose, un surplus di resistenza inferiore al 30% rispetto alle azioni.

I fenomeni inattivi potenzialmente instabili determinano la classe di pericolosità elevata (PF3 o PFE) del PAI e l’analoga classe P3 del Progetto di Piano PAI “dissesti geomorfologici”. Questa classe viene utilizzata anche per tutte quei fenomeni interessati da lavori di stabilizzazione per cui la durabilità è inferiore ai 50 anni.

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Le frane inattive stabilizzate sono da intendersi come categoria residuale che non possono riattivarsi nelle attuali condizioni morfologiche e climatiche, tuttavia è bene ricordare ed evidenziare che le variazioni morfologiche di natura antropica possono determinare le condizioni proprie delle frane inattive stabilizzate (se sono modifiche a favore della stabilità) piuttosto che di quelle inattive potenzialmente instabili (se sono modifiche sfavorevoli alla stabilità).

I fenomeni inattivi stabilizzati determinano la classe di pericolosità media (PF2) del PAI e l’analoga classe P2 del Progetto di Piano PAI “dissesti geomorfologici” per la sola banca dati geomorfologica. Questa classe è utilizzata solo in particolari casi volti a definire aree per cui è utile mantenere memoria per la loro natura geomorfologica o perchè interessati da lavori di effettiva messa in sicurezza con durabilità superiore a 50 anni.

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Il limite di 30 anni è un limite operativo che fa riferimento a serie di dati particolarmente abbondati e continui che permettono una certa confidenza nella valutazione delle evidenze di superficie, ovvero le foto aeree regionali del 1988 e dei successivi voli dal 1996 al 2016,  la serie dei dati InSAR dei satelliti ERS 1992-2000, Envisat 2003-2010, Radarsat 2003-2008 e Sentinel 2014-2019 (nello specifico >>>), i rilievi LIDAR e, infine, per gli ultimi 15-20 anni, i rilievi di campagna effettuati dall’Autorità di bacino.

Il limite dei trentennale presenta alcune caratteristiche specifiche che permettono di ipotizzare qualitativamente una parallelo in coerenza alla corrispondente classe la massima della pericolosità idraulica: Il limite coincide nei fatti con gli eventi meteo del 1991-1993 che hanno determinato, oltre ai noti eventi alluvionali, estesi e importanti fenomeni franosi in tutto il territorio del Distretto e che sono generalmente associati ad eventi meteo con tempi di ritorno trentennali.