La definizione della tipologia, dell’estensione e dello stato di attività dei dissesti da frana e di natura geomorfologica è sviluppata secondo un processo integrato in ambiente GIS che utilizza più metodi, per tutti è sempre necessario un rilievo di campagna per la calibrazione.

Come regola generale, nel caso sia disponibile un rilievo LIDAR,  i limiti delle forme devono essere coerenti con la morfometria rilevabile dall’analisi tridimensionale del LIDAR. Per specifiche condizioni locali, nel caso siano disponibili, possono prevalere le eventuali evidenze provenienti da fonti conoscitive diverse.

I metodi principali si basano sull’analisi delle evidenze superficiali sul terreno e sui manufatti conseguenti a movimenti del terreno. In generale i riferimenti principali sono:

  • l’evidenza superficiale di macro e micro forme morfologiche proprie dei dissesti gravitativi;
  • il confronto multitemporale dell’evoluzione delle forme;
  • la patologia strutturale dei manufatti.

ATTENZIONE: I metodi utilizzati devono essere indicati nel campo FONTE della banca dati geomorfologica del PAI (in questa pagina sono riportati ulteriori dettagli frutto degli affinamenti che verrano recepiti negli allegati della disciplina in fase di adozione deifinitiva del PAI).

Nel dettaglio i metodi utilizzati e le relative voci del campo FONTE sono:

  • evidenze rilevate in campagna degli effetti del movimento del terreno. I rilievi di campagna sono ammissibili se corredati da documentazione fotografica e localizzazione del rilievo (nella sezione dedicata sono riportati i rilievi effettuati dall’Autorità di bacino). Il rilievo di campagna è il riferimento indispensabile per tarare i metodi che seguono. Nel campo FONTE vine indicato il codice ‘C‘ per la campagna eseguita nella fase di verifica dai tecnici dell’Autorità, ‘CP‘ se la campagna è eseguita dal proponente. Nel campo DATA_OSS vien indicata la data di rilievo in campagna. Prevale sempre la data del codice ‘C’. In specifici casi l’interpretazione di foto georiferite e datate di cui è noto l’autore sono considerate equivalenti ai rilievi di campagna se mostrano dettagli significativi;
  • evidenze da analisi stereoscopica o tridimensionale degli effetti del movimento del terreno (macro forme) rilevate da analisi piana di ortofoto multitemporali in abbinamento a dtm LIDAR (quando disponibile) o da analisi stereoscopica di fotoaeree. Nel campo FONTE si indica la combinazione ‘F+L‘ per l’uso combinato di ortofoto e LIDAR. L’analisi steroscopica è  segnalata nel campo NOTE utilizzando il codice ‘F‘ nel campo FONTE;
  • evidenze rilevate da analisi bidimesionale di ortofoto su riprese multitemporali degli effetti del movimento del terreno (macro forme) quando possibile a grande scala (voli con scala riferimento 1:2000, riprese Google Map, Bing e simili). Nel campo FONTE si indica la combinazione ‘F‘, le specifiche in nota possono indicare i voli più significativi;
  • movimenti manufatti registrati con tecniche tipo InSAR (Permanent Scatterers o assimilabili). Nel campo FONTE si indica il codice ‘R‘. Relativamente a tale tecnica di analisi, particolarmente utile come supporto alla definizione di estensione e stato di attività dei fenomeni analizzati, si può fare riferimento a quanto riportato nella apposita sezione di approfondimento
  • misure strumentali geotecniche. Nel campo FONTE si indica il codice ‘S‘ specificando in note la sintesi dei dati disponibili e i riferimenti per recuperare i dati;
  • studi e rilievi di dettaglio (comprese relazioni geologiche con  verifiche di stabilità). Nel campo FONTE si indica il codice ‘S‘ specificando in note i riferimenti sintetici per recuperare gli studi (codici di interventi, numeri di protocollo). ‘M‘ può essere utilizzato se lo stato di attività è definito basandosi su modellazioni numeriche, solitamente il codice ‘S’ assorbe il codice ‘M’;
  • cartografia geomorfologica alla scala 1.10.000 o superiore e studi correlati (principalmente banche dati regionali e strumenti urbanistici comunali). Nel campo FONTE si indica il codice ‘P‘ se si tratta del quadro conoscitivo fornito dal proponente (tipicamente la carta geomorfologica del Piano Strutturale), ‘DBRT‘ o ‘DBR’ se riferito alla banca dati geomorfologica regionale, ‘PAI‘ se la banca dati di riferimento è lo stesso db geomrfologia del PAI, ‘D‘ per altre banche dati specificando in note la sintesi della banca dati utilizzate;
  • altre informazioni qualificate (sono ammesse se è disponibile un riferimento alla fonte originaria). Tipicamente nel campo FONTE si indica il codice ‘D‘ specificando in nota il dettaglio, è ammesso l’uso del codice ‘SV‘ per evidenze rilevate dai sistemi tipo StreetView di Google considerando che hanno informazioni precise su luogo e data di ripresa.