Così Massimo Lucchesi a margine del convegno organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi a 10 anni dall’alluvione di Liguria e Lunigiana

Firenze, 23 ottobre 2021

«Nell’ambito del piano di gestione del distretto, si sta lavorando all’individuazione e pianificazione delle opere per la Toscana e per il territorio ligure». Così è iniziato l’intervento del segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale Massimo Lucchesi in occasione del webinar organizzato a 10 anni dall’alluvione di Liguria e Lunigiana. Durante il convegno, il Consiglio Nazionale dei Geologi e la Fondazione Centro Studi del CNG, in collaborazione con l’Ordine dei Geologi della Liguria e l’Ordine dei Geologi della Toscana, hanno fatto il punto della situazione sul rischio idrogeologico nel nostro Paese.

«All’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale il 40% dei dipendenti è costituito da geologi, che stanno svolgendo un lavoro importante ad ampio raggio. L’Europa parla di alluvioni, di piano per la gestione delle acque però sulle frane pare ci sia una specificità tutta italiana – ha continuato Lucchesi -, per questo penso che istituzioni come l’Autorità debbano mettere in risalto anche quelle che sono le nostre connotazioni territoriali. In quest’ottica, l’Autorità approverà a dicembre 2021 il piano di gestione rischio alluvioni, elaborato in stretto coordinamento con le Regioni, parte attiva della governance della nostra Autorità. Il piano di distretto è un report importante. Per esempio, l’Autorità di bacino del Magra nel 2003 aveva già mappato le aree a pericolosità che sono state interessate dall’evento del 2011. Secondo il nostro censimento – ha detto -, su 24mila chilometri quadrati di distretto persiste il 12% di aree a pericolosità media e alta. Nel piano, abbiamo inoltre preso in considerazione gli eventi intensi e concentrati, le cd. flash flood, che rappresentano chiari segni del cambiamento climatico in atto. Questo modo di procedere aiuta non a prevedere gli eventi avversi, che non sono pianificabili, ma a intervenire preventivamente e strategicamente sulle scelte, a partire da quelle urbanistiche».

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