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Piano di Gestione delle Acque (Dir. 2000/60/CE)

Elenco totale
Distretto Idrografico dell’Appennino Settentrionale
ImmagineAutorità di Bacino del Fiume Arno

Piano di Gestione delle Acque (Dir. 2000/60/CE) Valutazione di incidenza delle aree protette :: Schede di sintesi
 
Monte Zuccherodante  [IT4080005]
Informazioni generali
Codice AreaIT4080005
RegioneEmilia-Romagna
RegioneToscana
Area totale10.97 kmq
Superfice nel bacino10.97 kmq
Area 100%
Tipologia SIC (sito importanza comunitaria)
Subunità BACINI ROMAGNOLI
ARNO
Idroecoregione APENNINES N
Natura 2000Standard Data Form
Priorità --
Caratteristiche
area protetta

Info
Propaggine sud-orientale delle Foreste Casentinesi (che pur estendendosi storicamente da Ovest fino al territorio di Badia Prataglia, proseguono a ridosso del crinale appenninico verso oriente fino ed oltre a Verghereto), il sito si colloca tra la Statale dei Mandrioli e il tratto dell’alto Savio che scorre dalle Riti giù fino alla confluenza del Fosso della Becca, alle porte di Bagno di Romagna. Comprende i grandi solchi del Fosso Capanno e del Fosso del Chiuso, che scendono dal Monte Zuccherodante precipitando attraverso profondi valloni fino alla confluenza poco a monte del caratteristico Molino delle Gualchiere, dopo aver aggirato gli acrocori di Nasseto e Casanova-Castel dell’Alpe.
È una zona forestale montana di grande interesse naturalistico, adiacente al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, interessata quasi per metà dalle proprietà demaniali regionali di Nasseto e Manenti, poi dall’"area wilderness" del Fosso Capanno e infine dalla Foresta Comunale di Bagno tra Zuccherodante e i Mandrioli.
La grande faggeta sommitale, quasi tutta a fustaia, degrada sui sottostanti estesi e per lo più invecchiati cedui di latifoglie miste, con qualche castagneto e rimboschimenti (è boscato il 75% del sito) all’altezza degli antichi e radi insediamenti che colonizzarono queste valli e che biancheggiano oggi pressochè in rovina tra ondulazioni pascolive di praterie ed arbusteti, del tutto prive di frazioni coltivate.
Tutta l’area insiste sulla Formazione Marnoso-arenacea romagnola (Miocene), caratterizzata dalla continua alternanza di strati più duri (arenacei) e teneri ed erosi (marne), che determinano affioramenti vistosi, di grande interesse paesaggistico, come per esempio le notissime "Scalacce" (Statale dei Mandrioli) o come le curiose, aeree creste marnose d’accesso a monte dell’acrocoro di Nasseto oppure ancora come i bizzarri denti arenaceo-calcarei, con anfratti e pseudo-inghiottitoi, originati dalla sconvolta tettonica dei dintorni di Castel dell’Alpe.
La varietà di ambienti, ben conservati, determina la presenza di quindici differenti habitat d’interesse comunitario, dei quali sette prioritari, che coprono complessivamente circa la metà della superficie del sito, con prevalenza per i tipi forestali (ben sei diversi dei piani submontano e montano).

Emergenze
Vegetazione
La fustaia di Zuccherodante, ben visibile anche da lontano come un muro verdeggiante di chiome globose, vide spegnersi i fuochi delle ultime carbonaie mezzo secolo fa.
La faggeta ammanta ripidi valloni solcati da strisce di Olmo montano, Frassino maggiore e altre specie meso-termofile; verso i Mandrioli si mescola a tratti con abete bianco, che a sua volta forma alcune abetine di origine artificiale. Generalmente la faggeta, tra i 700 e i 900 m, tende a fluttuare tra fisionomie di cerreta mista e boschi con Carpino nero.
Ai piedi dell’ultima, larga erta trapezoidale, si estende uno scalino proteso tra i burroni, la "piana" di Felcettino, ombreggiata dalla più bella fustaia mista di Cerro, Carpino bianco e Ciliegio di tutto l’Appennino romagnolo.
Le forre sottostanti, pressochè inaccessibili, sono il regno di Sorbo montano, Maggiociondolo e aceri con qualche Tiglio e salici arbustivi lungo i numerosi corsi d’acqua, che solcano estesi Ostrio-Querceti submontani differenziati in base all’esposizione dal tipico laburno-ostieto al più xerofilo querceto di roverella.
Non è accertata, ma possibile, la presenza dell’Ontano bianco e forse anche del Carpino orientale. Nei valloni sottostanti il Chiuso staziona il rarissimo Borsolo (Staphylea pinnata). Sono compresi anche limitati nuclei di castagneti, in genere abbandonati e spontaneamente reintegrati con la flora (alberi, arbusti ed erbe) del querceto misto mesofilo.
Le praterie e gli arbusteti, prevalentemente meso-xerofili, sono talora ridotti a gariga per mancanza di terreno. Più frequenti presso Nasseto, ospitano alcune presenze termofile come Dianthus monspessulanus e numerose orchidee, peraltro diffuse su tutta l’area con specie affatto comuni, tra le quali Ophrys insectifera, Orchis pallens e Orchis mascula.

Fauna
La collocazione esterna al Parco e la difficile accessibilità di molti settori del sito hanno finora impedito un censimento floro-faunistico completo e monitorabile. Il Lupo è presente nell’ambito di erratismi che interessano anche altri siti appenninici e non mancano tra i mammiferi l’Istrice e la Puzzola (Mustela putorius).
È segnalato almeno un chirottero d’interesse comunitario, il vespertilio Myotis myotis. Tra gli uccelli, Averla piccola, Tottavilla e Falco pecchiaiolo sono nidificanti. Tra le specie di ambiente forestale e di transizione, figurano anche Prispolone, Codirossone, Torcicollo, Rondine montana e Lodolaio.
Tra i Vertebrati minori sono segnalati l’Ululone appenninico (Bombina pachypus), la Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e l’ancor più rara Salamandra pezzata (Salamandra salamandra) oltre al serpente Colubro di Esculapio (Elaphe longissima).
Nei torrenti, freschi e puliti, vivono almeno un pesce (il Vairone Leuciscus souffia) e un crostaceo, il Gambero di fiume Austropotamobius pallipes di importanza naturalistica. Infine, almeno due specie di Invertebrati sono di interesse conservazionistico: Percus passerinii e Nebria fulviventris, oltre alla prioritaria per interesse comunitario Rosalia alpina.

Altre emergenze
Area del crinale dell’Appennino forlivese sulla formazione marnoso arenacea comprendente faggete di ampie dimensioni, pascoli e valloni umidi.

Criticità
Estrema propaggine orientale delle Foreste Casentinesi delle quali ripropone aspetti biologici e colturali di fustaia matura conseguente all’abbandono delle carbonaie avvenuto nell’immediato dopoguerra. Faggio nella parte alta, cerro e latifoglie miste nella parte bassa.
Corpi idrici
ricadenti nel sito
Corpi idrici Fiumi
[IT-8-1300000000002ER] F. SAVIO Stato
ECO
CHIM
Obiettivo --
Corpi idrici Transizione  - 
Corpi idrici Laghi  - 
Corpi idrici Mare  - 
Note Taglio dei boschi. Viabilità forestale.
Stato/Obiettivo
area protetta
statobuono
obiettivoArt. 4.4 2015
stato potenzialebuono
Valutazione d’incidenzaneutra
Misure riguardanti la matrice acqua correlata al sito
[01] POINT
1 interv.
[02] NUTR[03] PEST[04] CONTAM
[05] LONG[06] HYDROM
5 interv.
[07] FLOW
2 interv.
[08] IRRIG
2 interv.
[09] PRIC.HH[10] PRIC.IND[11] PRIC.AGR[12] ADV.AGR
[13] WAT.PROT[14] KNOW
2 interv.
[15] EMISS
1 interv.
[16] IND.WWT
[17] SOIL[18] ALIEN[19] RECREAT[20] FISHING
[21] POLLUT[22] FOREST[23] RETENT[24] CLIM.CHG
stampato il 29/03/2024